Angelus Silesius (Johannes Scheffler), poeta tra i più rappresentativi della poesia barocca tedesca, ci ha lasciato, nel suo Viandante cherubico, una miniera di epigrammi, che rivelano una particolare predilezione per le correnti neoplatoniche e mistiche. Ma nella sua dottrina vibrano anche fremiti panteistici che provengono da una personale attenzione per la natura, che Silesius considera viva in ogni sua espressione, sia essa vegetale o minerale. Forme taciturne come i semplici fiori possono assurgere a esempio per l’uomo che rivolga la mente a Dio e, infatti, per esprimere “l’essenza dell’eternità”, Silesius consiglia di spogliarsi “interamente” del linguaggio e, così, anche il canto “riecheggia meglio” nel “perfetto silenzio”. Proprio un fiore, la rosa, è degna di essere proiettata nella sterminatezza dell’infinito divino, perché “la rosa che tu vedi qui, è fiorita in Dio dall’eternità”.
In Silesius oltre al cielo divino è presente il cielo astronomico. Siamo nel Seicento, il secolo di Galileo che rompe i vincoli della volta astrale, dopo che Colombo e Magellano hanno infranto i confini degli oceani terrestri: quella dinamicità della terra e del cielo che Bertolt Brecht ben coglie quando sottolinea l’analogia tra scoperte geografiche e astronomiche, tra il libero movimento degli astri negli spazi celesti e delle navi nelle distese oceaniche. Ora Silesius si inserisce in tale visione e coinvolge uomini e stelle in una stessa danza cosmica. In lui il cielo si amplia infinitamente e come in Giordano Bruno ogni confine è definitivamente scardinato.
Tu stesso devi essere il sole
Io stesso devo essere sole e con i miei raggi
devo colorare l’incolore mare della divinità.
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Sempre libero resta lo spirito
Mettimi e stringimi tra mille catene,
resterò sempre libero e senza catene.
Johannes Scheffler (Breslavia 1624 – ivi 1677) nasce in ambiente luterano.
A 15 anni è già orfano dei due genitori, tra il 1639 e il 1643 frequenta il ginnasio e scrive le sue prime poesie in latino. Successivamente si iscrive all’università di Strasburgo, di Leida e infine di Padova, dove si laurea in Medicina (doctor philosophiae et medicinae) nel 1648.
Grande scalpore suscita nel 1653 la conversione al cattolicesimo; è una svolta inattesa, sottolineata anche dal nuovo nome assunto: Angelus Silesius. Nel 1661 segue la consacrazione sacerdotale. Trascorre gli ultimi anni della vita in rigida ascesi a Breslavia. Però, malgrado la conversione e il deciso apporto alla Controriforma, l’opera di Silesius ha continuato a circolare tra i protestanti tedeschi influenzando Pietismo e Romanticismo.
A due opere originalissime è affidata la fama poetica di Silesius: il Gaudio sacro dell’anima e il Viandante cherubico. Qui Silesius si sprofonda misticamente in Dio e, con accenti panteistici, nella natura.
Gio Batta Bucciol (Oderzo 1940), dopo essere stato per diversi anni lettore d’italiano in Germania, all’Università di Tübingen, si è trasferito all’Università di Verona, dove ha insegnato letteratura tedesca indirizzando la sua ricerca soprattutto su Friedrich Schiller, Wilhelm von Humboldt, la lirica del Vormärz e le tematiche della Junges Deutschland.
Trento
Palazzo Paolo Prodi, Via Tommaso Gar 14
Apocalisse e poesia
Convegno internazionale SEMPER – Seminario permanente di poesia
Presentazione del volume I trovatori di Dante, a cura di Francesco Zambon, con un saggio di Claudia Di Fonzo
Bologna
Aula Prodi, Piazza San Giovanni in Monte 2
Un pomeriggio ricordando
Alfredo Rizzardi e Raffaele Cocchi
Bianca Tarozzi presenta la raccolta poetica di Alfredo Rizzardi Da una fessura di abbaino
TRIESTE
Libreria LOVAT, Viale XX Settembre, 20
Luigi Natale presenta la raccolta “Neve vento sassi”
Dialoga con l’autore Andrea Molesini
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