Uscito nel 1934, un anno prima della morte, Messaggio è il solo libro poetico in portoghese pubblicato da Fernando Pessoa.
Le liriche che lo compongono si inscrivono in una vera e propria, rigorosissima, struttura poematica, che ha evidenti implicazioni simboliche ed esoteriche. Al centro campeggia il mito del re Don Sebastiano, il sovrano scomparso e probabilmente ucciso nel corso della battaglia di Alcácer-Quibir in Marocco (4 agosto 1578): secondo la leggenda egli dovrà ritornare in patria per restaurare l’impero portoghese, il Quinto Impero nella storia universale. Nell’interpretazione visionaria di Pessoa, sarà una sorta di impero virtuale dei poeti, destinato a sussumere tutti i precedenti imperi materiali su un piano metastorico e spirituale.
Il volume contiene la traduzione poetica integrale di Messaggio con il testo critico a fronte, controllato sull’edizione originale dell’opera; lo corredano una introduzione e un puntuale commento del curatore.
Ulisse
Il mito è il nulla che è tutto.
Lo stesso sole che apre i cieli
È un mito brillante e muto,
Il corpo morto di Dio,
Vivente e nudo.
Questi, che qui approdò,
Fu per non essere esistito.
Senza esistere ci bastò.
Per non esser venuto venne
E ci creò.
Così la leggenda scorre
Entrando nella realtà.
E a fecondarla trascorre.
In basso, la vita, metà
Di nulla, muore.
Messaggio (Mensagem) è il solo libro in portoghese pubblicato da Fernando Pessoa (1934).
Nel baule di manoscritti da lui lasciato sono state ritrovate numerose opere in inglese e in portoghese, in alcuni casi quasi del tutto compiute o almeno progettate per la stampa, come nel caso del Violinista pazzo (The mad fiddler), del Libro dell’inquietudine o del Faust. In vita pubblicò soltanto tre volumetti di liriche inglesi (35 Sonnets e English Poems I-II e III, alcune poesie e prose su diverse riviste (in particolare «A Águia» e la mitica «Orpheu»), qualche introduzione a libri di amici, diversi articoli o manifesti di natura letteraria e politica.
Il progetto e un primo abbozzo di Messaggio risalivano a qualche tempo addietro e alcune delle poesie che ne fanno parte erano già state pubblicate in rivista. Ma la decisione di stampare il volume nacque in parte o fu almeno accelerata da ragioni pratiche. Non ancora cinquantenne ma precocemente invecchiato e in precarie condizioni di salute (soprattutto a causa del suo abuso di alcool), Pessoa si trovava all’inizio degli anni ’30 anche in non floride condizioni economiche: fallito nel 1932 il tentativo di farsi nominare conservatore bibliotecario del Museo di Cascais, il suo lavoro di traduttore commerciale non gli fruttava molto, tanto che nel tempo era andato accumulando pesanti debiti.
Gli venne inaspettatamente in soccorso il Premio Antero de Quental per la poesia, indetto il 29 novembre 1933 dal Segreteriato della Propaganda Nazionale del Nuovo Stato salazarista, da poco insediatosi: doveva premiare «il miglior libro di versi non inferiore a 100 pagine, con ispirazione decisamente portoghese e, preferibilmente, con elevato senso di esaltazione della patria».
Il segretario era António Ferro, un vecchio amico di Pessoa, che – in accordo, pare, con altri comuni amici – aveva intenzione di destinargli il premio, per la grande stima che nutriva nei suoi confronti ma certamente anche per aiutarlo economicamente. La cosa non riuscì e il premiato fu un frate francescano, Vasco Reis, per il modestissimo poema nazionalreligioso Pellegrinaggio.
Ferro fece però ottenere al poeta un secondo premio, una sorta di premio di consolazione, con gli stessi requisiti – ma senza quello del minimo di 100 pagine – aumentando anche il suo importo, che era inizialmente minore, a 5.000 scudi: una somma cospicua, che consentì a Pessoa di saldare tutti i suoi debiti e di vivere abbastanza tranquillamente per qualche tempo.
Fernando Pessoa (Lisbona 1888 – ivi 1935) è uno dei più grandi poeti europei del Novecento.
Lasciò in gran parte inedita la sua vastissima opera in versi e in prosa, sepolta in un mitico baule, il cui contenuto incominciò a essere noto solo dopo la sua morte.
Costruì una intera letteratura attribuendo molti dei suoi scritti a degli eteronimi, scrittori immaginari dotati ciascuno di un proprio stile e di una propria personalità.
Fu profondamente interessato, specie nei suoi ultimi anni, alle tradizioni esoteriche (gnosi, rosacroce, massoneria, teosofismo) di cui molte sue opere, fra cui Messaggio, recano tracce evidenti.
Francesco Zambon (Venezia 1949) è professore emerito di Filologia romanza presso l’Università di Trento.
Studioso di fama internazionale, ha indagato su numerosi aspetti della letteratura allegorica e religiosa del medioevo latino e romanzo (bestiari, mito del Graal, trovatori, eresia catara, mistica).
Ha scritto inoltre su alcuni poeti italiani ed europei contemporanei.
Schio,
Biblioteca Civica, via Carducci, 33
Incontro con Bianca Tarozzi
In dialogo con Andrea Molesini
Francoforte,
Frankfurter Kunstverein
Markt 44
The sound of words in Italian and European poetry
Poesia e musica: Marita Liebermann intervista Andrea Molesini
Francoforte,
Frankfurter Kunstverein
Markt 44
Stand Molesini Editore nel foyer della Galleria
Nell’ambito della mostra La presenza dell’assenza – Materie e tracce/impronte di vita nel tempo
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