Esito supremo di un ideale poetico, L’anguilla (1948) sintetizza tutto il percorso precedente di Montale, dagli Ossi di seppia fino alla Bufera (in cui è raccolta), e al tempo stesso annuncia l’ultima fase della sua poesia. La lettura di Francesco Zambon fa affiorare progressivamente, a partire dall’immagine dell’anguilla, una costellazione di elementi (oggetti, emblemi, temi, fantasmi) che si richiamano da un testo all’altro: epifanie e oggettivazioni di una dimensione sotterranea nella quale si costituiscono le ragioni del lavoro poetico montaliano. Il lungo viaggio nell’acqua e nel fango diventa la metafora dell’oscura sopravvivenza e del misterioso ritorno del passato: il grande tema dell’animale-vittima sacrificale, terrestre divinità e angelo «di cenere e di fumo», si inscrive in un geroglifico del destino umano, di quella «vita di quaggiù», come scrive Montale, «infinitamente cara quanto più prossima è a sfuggire».
I limoni è il componimento che apre la prima sezione degli Ossi, «Movimenti», dopo i versi In limine (Godi se il vento ch’entra nel pomario): anche senza contare che si tratta di una fra le più antiche liriche montaliane (in alcuni manoscritti è datata novembre 1922, ma la sua prima stesura potrebbe risalire al 1921), tale collocazione inaugurale ne sottolinea energicamente il valore programmatico e simbolico. La prima strofa è una aperta dichiarazione di poetica, nella quale Montale manifesta il suo proposito, come avrebbe poi precisato in Intenzioni (Intervista immaginaria, SP), di «torcere il collo» «all’eloquenza della nostra vecchia lingua aulica», contrapponendo alla vuota retorica dei «poeti laureati» (suo bersaglio polemico è soprattutto il sublime dannunziano) una poesia «povera», fatta di cose umili espresse in un linguaggio dimesso e familiare, anche se proprio per questo non esente, come egli stesso riconosce in Intenzioni, dal «rischio di una controeloquenza»:
Francesco Zambon (Venezia 1949) è professore emerito di Filologia romanza presso l’Università di Trento. Studioso di fama internazionale, ha indagato su numerosi aspetti della letteratura allegorica e religiosa del medioevo latino e romanzo (bestiari, mito del Graal, trovatori, eresia catara, mistica). Ha scritto inoltre su alcuni poeti italiani ed europei contemporanei.
LUCUGNANO (LE)
Palazzo Comi
Via delle Grazie 1
“L’ospitalità della lingua: poesia e traduzione”
con Pietro Taravacci
José María Micó e Marta Boldù
Conversazione-recital
a cura di Antonio Prete
L’evento rientra nella rassegna salentina “L’Olio della Poesia – leggere poesia e incontrare i poeti”.
FIRENZE
Biblioteca Nazionale Centrale
Ingresso da Via Magliabechi 2
Originali. “I manoscritti dei poeti d’oggi” e le poetiche verbo-visuali in Italia.
L’esposizione dedicata al Fondo Lamberto Pignotti, artista, critico e teorico della poesia visiva italiana, recentemente acquisito dalla Biblioteca nazionale centrale di Firenze, mette in relazione le opere conservate tra le carte del poeta con quelle della Biblioteca, che vanta tra le sue raccolte la più importante collezione di libri d’artista del paese.
Tra gli artisti selezionati, anche Giovanni Fontana.
Mostra a cura di: Giovanna Lambroni e David Speranzi
PORTOGRUARO (VE)
Galleria Comunale d’Arte “Ai Molini”
Via Molini
“Libri di versi 17”
Raffaele Santillo
interpreta i versi di
Luigi Natale
Esposizione di 24 libri oggetto e libri d’artista nati dalla collaborazione tra oltre 40 poeti e artisti visivi.
A cura di Sandro Pellarin, con la collaborazione di Silvia Braida e Susi Piazza.
Introduzione critica di Rodolfo Zucco.
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