Guerra: imparare lingue straniere di giorno, piangere nella propria lingua di notte
Traduzione di Neval Berber. Per cura di Bianca Tarozzi
18,00 €
2022
Poesia
Pagine 184
ISBN 978-88-947030-5-4
Il tema di queste poesie è quello di una realtà segnata dalle esperienze della guerra, e chi ne scrive ha un io poetico profondamente ferito, costretto a «imparare a parlare in lingue straniere di giorno / di notte piangere esclusivamente nella propria lingua». Questo bellissimo verso mi pare emblematico perché riesce a trasmetterci contemporaneamente sia la forza della poesia di Jozefina Dautbegović che la sua delicatezza e discrezione.
L’orrore della guerra non ci viene mai raccontato con compiacimenti morbosi o d’effetto, descrizioni sanguinose o autocommiserazione, ma ci sentiamo comunque percorsi da freddi brividi di disagio per il metafisico spaesamento del quotidiano che l’autrice sperimenta e riesce a trasmetterci.
C’è in Dautbegović un autentico senso di sorpresa e una costante constatazione delle sorprendenti e quasi sempre dolorose cose che le capitano, come se la «studiosa» e la «ricercatrice», occupata ad analizzare e a comprendere l’animo umano, riuscisse sempre ad avere la meglio su un io dolorante e perdente.
La sua poesia esalta la nostra solidarietà, ci dà energia invece di togliercela, e un suo lievissimo umorismo dona il tocco finale al perfezionismo speculare delle sue costruzioni poetiche.
Giulia Niccolai
Il tempo degli spaventapasseri
Quando gli uccelli hanno smesso di avere paura dello spaventapasseri
fatto con un vecchio cappotto
io tornando all’imbrunire
ancora cercavo di aggirarlo da lontano
Uno spaventapasseri è uno spaventapasseri
sotto lo scuro cappello e il cappotto nero
chissà quale anima potrebbe
sbucare sulla strada
Gli uccelli continuavano a beccare spensierati i semi appena seminati
Il proprietario del giardino ha preso misure più drastiche
Una mattina ha legato per la zampa una gazza viva
e l’ha issata in alto su un’asta come il vincitore la bandiera
in mezzo al giardino
Mentre la gazza mostrava segni di vita batteva le ali
sventolava in alto e la sottile cima dell’asta dondolava minacciosa
gli altri uccelli sorvolavano il giardino tenendosi alla larga
e attentamente a distanza
Ma il vicino di casa era spietato
La gazza era completamente morta e io continuavo
a volgere lo sguardo altrove
mentre le passavo davanti
Ma il tempo si sa è una categoria passeggera
Alla gazza appesa sono cadute le piume più lunghe
e il frac grigio faceva fatica a tenere insieme quel pugno di ossicini
Gli uccelli si erano abituati a quell’asta che qua e là dondolava al debole vento
e passeggiavano vicinissimi spensierati beccando i giovani germogli
senza alcuna compassione
Io ero l’unica ad avere ancora paura di quell’atto crudele
ed ero pronta a sacrificare il mio cappotto nuovo
per il buon vecchio spaventapasseri
Le cose non si sono limitate a questo
Dopo abbiamo visto addirittura persone
appese in diversi posti
sui fili spinati oltre gli steccati davanti alle case
nei propri giardini
definitivamente morti nei cappotti scuri
che dopo esser stati a lungo all’aperto
erano sbiaditi come le piume della gazza su quell’asta
I sopravvissuti passeggiavano attorno vicinissimi
senza alcuna compassione
come quegli uccelli che beccavano nel giardino del vicino
Morale della favola: Non vivo in accordo con le nuove tendenze
perché sono ancora pronta a sacrificare il mio bel cappotto
anche se a ogni imbecille è chiaro da tempo
come siano del tutto irrevocabilmente passati
i bei tempi
dei vecchi spaventapasseri.
Jozefina Dautbegović (Sušnjari 1948 – Zagabria 2008) è nata nella Bosnia settentrionale e si è laureata in filologia e storia a Slavonski Brod. Fino allo scoppio della guerra nella ex Jugoslavia è vissuta a Doboj, nella Bosnia centrale, dove ha lavorato come docente e bibliotecaria. La sua prima raccolta di poesie, Cemerike, è del 1979.
Nel 1992, con l’inizio della guerra, deve lasciare la propria casa per rifugiarsi con il marito in Croazia. Durante gli anni dell’esilio croato ha scritto otto memorabili libri di poesia.
Neval Berber (Banja Luka, 1976) studiosa bosniaca, ha scritto sulla letteratura di viaggio inglese nei Balcani e su E.M. Forster. Presso l’EURAC di Bolzano, dove dal 2017 insegna inglese, ha coordinato un progetto sulle letterature delle minoranze.
Trento
Palazzo Paolo Prodi, Via Tommaso Gar 14
Apocalisse e poesia
Convegno internazionale SEMPER – Seminario permanente di poesia
Presentazione del volume I trovatori di Dante, a cura di Francesco Zambon, con un saggio di Claudia Di Fonzo
Bologna
Aula Prodi, Piazza San Giovanni in Monte 2
Un pomeriggio ricordando
Alfredo Rizzardi e Raffaele Cocchi
Bianca Tarozzi presenta la raccolta poetica di Alfredo Rizzardi Da una fessura di abbaino
TRIESTE
Libreria LOVAT, Viale XX Settembre, 20
Luigi Natale presenta la raccolta “Neve vento sassi”
Dialoga con l’autore Andrea Molesini
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